Come uscio che si apre
sull'arida memoria
è la presenza di miseria senza nome
mentre sgusciano dalle mani insalivate
i gesti oscuri e vaghi della vita
e il suo nome un rantolo infinito
sull'inviolabile irrealtà di un viso
costringe il mio anelito espiante
in testimone perenne di solitudine,
la linea tirata del viso
riflette lo specchio del cuore,
mentre bagno la sua mano di sudore
leggo dentro
l'inganno di amori simulati
il desiderio di vuoto nell'infinità di tutto
e in questo senso io piango
la tua assenza
dove il corpo è presente
e la mente si allontana
volando sui veli amorfi del passato.
Ed il mio cuore si restringe
e si allarga a fisarmonica
pensando al tuo sogno,
al puerile tormento
a queste rugate mani su di te.
Vergogna vorrei gridarmi.
Ma resto muto.
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