Ho intanto ripercorso la mia strada
contato gli scalini, arrampicato i sentieri,
rivisto la bianca veste e la treccia colorata
le mani che passavano alle mani
la bocca impastata di caramelle e fumo,
la barba pungente, i capelli scomposti
l'andarivieni di pensieri proibiti,
tutto in un attimo ho rivisto,
il bilancio assolutamente negativo
dove l'avere ha sovrastato il dare
scomposta la ragion d'essere
il cuore, l'aspetto negativo delle cose
la rinata voglia d'esser solo
l'attesa sul molo dell'alba che non viene
e immaginare l'orizzonte infinito,
affondare nel groviglio dell'immenso
per non perdere con me stesso
la coerenza nel gioco delle parti.
Ho per te salutato la prima rondine
nella sempreverde voglia d'esistere
e sono uscito apparentemente indenne
dai rapidi volteggi, le brusche frenate,
i colpi insidiosi al mio essere imperfetto
e mi guardo in una vecchia foto
dove il verde dell'uniforme
si confonde al colore dei miei occhi
di quegli occhi che hanno perso
il verde segno della speranza
intenti a ricucire il telo lacerato del cuore.
Ora non è più niente e di nessuno
la terra che calpestai milioni di volte
l'albero dove incisi il tuo nome
regina della notte,
ombra dell'indifferenza,
non esiste più,
non esistono più i canti
nel rigido ramo orizzontale
dove poni le persone che ti amano,
ma non bisogna mai fermarsi
il tempo ci è contrario
e il marciume che ci divide
trascina le foglie morte senza forza.
Ora di questo io ho paura
di una notte artificiale da scoprire
di un'immagine senza veli da scolpire
di un segno dritto nell'infinità del cuore.
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