Senza più nome l'urlo in questa stanza
dove cerco con mani penzolanti
l'immobile certezza lacerata,
ripercorro il cammino dei giorni,
il puerile fissare del suo corpo,
la vita adulta donata con amore
mentre di lei la cena è consumata
nelle ore notturne più affamate.
Sul sentiero intatto della gloria
in assoluta fissità morente
volge il segno nel regno del nulla
dov'è invocata l'imperfetta purezza
dove ostacoli si sovrappongono a ostacoli,
dove la terra brucia
e tentacoli risucchiano il verbo
come sulle sponde aride dell'altro me stesso.
Nel cammino naturale del previsto
si oscura l'immagine del corpo distrutto
e richiede forza disumana e innaturale
il navigante osceno e la miseria
e muta indescrivibile la forma
nel ricomporre il canto e il mio destino.
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