Sul tronco il tarlo sgretola fortezza
sul mondo la voce del niente che chiama,
del grande involucro il vento è padrone
del cuore malato la vecchia signora.
Sorrisi forzati, delicate parole
finte promesse o chiare menzogne
tutto nel niente di tanto spreco
ostaggia il vinto sull'altare del tempio
scempio inumano o doppia vergogna
e il "se" che rimane sulla falsa riga
morta nella mente, fredda negli arti.
Che rimane di te che ancora cerchi
sul viale strapiombo cade l'abisso
dove sporgi impaurito il tuo corpo
nel tentativo di trovarti in altro spazio,
ma la notte è incubo e tremula voce
sorgente di pianto, disperata essenza,
ricovero inutile di stella riflessa,
né un nome, né un viso, né un'immagine
il sacro tormento trova la pace.
Perché cercarsi nel deserto del tempo
granelli spauriti, altrui riflesso
o più grande il disegno nel vento
cerchi assoluti o quadrati deformi
il tempo è il vento ululato che corre.
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