Se vivo e forte il ruggito del cuore
dinanzi alla statua della mia vergogna
separati dal solco d'immatura veggenza
le fonti di fresche acque che dissetano
ma quale? a quale fonte è giusto dissetarsi
e quale il solco ti disseta di linfa vitale
e in quale parte di me l'essere solo si nasconde.
Se potessi liberare la fuga
oltre i confini gli ostacoli della mente
appoggiare il capo ed aspettare in quieta solitudine
il passaggio lento e inesorabile di te morte
aggrapparmi alla tua vendetta
e combattere in te un'altra vita
riprendermi la croce che ti avevo donato
e nel segno di libertà
riconquistare il mio cuore adolescente.
Nel riflesso della mia immagine
si rafforza il filo che mi lega
la voglia di lasciare per vivere
e basta quel limite nel breve percorso della catena
nelle dannate coincidenze del cuore
dove la vanità consuma e si abbatte
sulle parole, sui sentimenti che dono.
La voglia di vincere adulta e perfetta
trasforma l'immagine dove mutato è l'assenso
e lì ad aspettare il pianto come sola ricompensa
alla tua natura destinata ad altri
a chi guarda e attende
che dopo le parole venga il fatto.
Ancora un giorno vivo di questo
per entrare nella notte del poi
e misurare a quel fine pura indifferenza
ma per me, in me stesso, dentro di me.
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