Prefazione
Con il volumetto " ULTIMA LUCE” Tanino Materia esordisce nel diorama della poesia italiana degli anni ottanta, con la sua cristallina voce di poeta.
Abbiamo atteso a lungo, prima di sottoscrivere una pur succinta nota introduttiva ai versi del Nostro, non per sottrarci ad un ipotizzato giudizio reticente, ma perchè sapevamo che Materia, proveniente da un lungo tirocinio lirico in dialetto siciliano e, negli ultimi tempi in bilico tra le dispersive tentazioni della produzione in lingua e di quelle dello strumento popolare, aveva bisogno di depurare i due registri dagli osmotici rigurgiti e timbri ritmici connotativi della specificità delle valenze delle aree espressive, per poter imboccare con procedimenti elaborativi autonomi il doppio binario della elaborazione creativa senza il rischio delle prevedibili contaminazioni linguistiche, facili agli inizi di ogni operazione espressiva.
Nella presente raccolta, Tanino Materia dimostra di aver vinto la battaglia ingaggiata alla radice della propria attività ispirativa, riuscendo a creare tonalità e cadenze, assolutamente privi di inficianti spazi vuoti, dentro cui la problematica del vivere si traduce in esplosioni di lamento e il poeta, consapevole della sua condizione esistenziale di prigioniero volontario dei propri ideali, grida tutto il dolore di creatura, trafitta dagli ingannevoli tempi della vita, e tuttavia innalzata in un alone di dolcezza, dagli affabulanti momenti della memoria e dalle ostinate certezze del cuore.
Così il lettore si potrà accostare a questi versi con fiduciosa partecipazione, sicuro di non essere stato tradito dal poeta nella rappresentazione del suo quotidiano smarrimento innanzi alle assillanti mostruosità dei nostri anni che Materia riesce a tradurre con semplicità e chiarezza in un flusso di immagini e sentimenti, angosciose e disperate, ma ancora ricche di autentico calore urlano e di una fede profonda negli eterni valori della vita.
Materia canta con affascinante tenerezza i dolci momenti, scolpiti nella mente e nel cuore, dell'attesa della nascita dei figli, Domenico e Carmelo, ma, lontano da ogni tentativo di difesa di una stagione irrimediabilmente perduta, egli coglie nel presente la continuità del sofferente itinerario del genitore che gestisce col coraggio ogni attimo della propria presenza accanto ai figli, creando attorno a loro un clima di puri affetti che riconsegnano all'uomo, oltre che il sentimento della sacralità della vita familiare, anche una rinata gioia di vivere, permeata dai ben noti
connotati della umanità dell'uomo: " Poi fosti come volevo / Trasmisi la mia gioia incontenibile / Le notti e i sogni divennero tuoi ''.
La poesia di Materia non si disperde, pertanto, nei meandri del verbalismo di maniera ma si offre come un continuo e trasparente dialogare del poeta con se stesso, dentro cui, da una parte flotta l'amaro ricordo delle esperienze vissute, la dimensione della sua struggente solitudine scossa dal vento del dubbio e dei pensieri, la nausea del presente infarcito di violenza e di meschinità, dall'altra l'incoercibile fascino che la natura esercita sul poeta, intento a " seguire il volteggio / di un gabbiano " per poter " rivedere in esso / frammenti di poesia ", il suo inestinguibile desiderio di rimanere accanto alla vita e amare, nonostante il supplizio delle falsità e oscurità quotidiane che relegano Materia, oltre il muro del pianto e della follia : (" Dicono di me "). Ma il poeta sa di essere in possesso di una visione geometrica, e perciò razionale della realtà, conosce bene le distanze che lo isolano dagli altri, vive tormentosamente il conflitto tra il male della vita degli altri, e il bene che invade la sua anima, perciò preferisce francescanamente coltivare l'utopia di un sogno irreale, che lasciarsi imbrattare dalle nefandezze della società.
Perciò, con la purezza del dettato che ci trasmette intatto il gomitolo delle sue emozioni Materia è riuscito a proporci un profilo autentico del proprio mondo, in cui si può simbolicamente scorgere l'immagine non appiattita del poeta e la sua voce nuova va seguita negli sviluppi futuri, con una certa attenzione.
CARMELO ALIBERTI
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